Tuesday, August 08, 2017

Contro il velo islamico accettato in Iran da Federica Mogherini High Representative UE




LETTERA APERTA

alla Sig.ra Federica Mogherini,
Alto rappresentante dell’Unione Europea,


[English Version]
[Version Française ]

Lettera di protesta alla sua sottomissione al velo islamico imposto in Iran, in quanto donna libera, in quanto rappresentante démocratico e in quanto Alto Rappresentante dell’Unione Europea e dei principi di uguaglianza che questa Unione dovrebbe incarnare, rappresentare e proteggere all’Estero e nelle relazioni mondiali della Comunità europea.


Eccellenza,

come tanti, ma con il ritardo dovuto alle distrazioni estive, ho avuto la spiacevole sopresa di vederla ritratta nelle immagini diffuse da differenti media internazionali, durante i Suoi incontri protocollari a Teheran con i rappresentati della Repubblica Islamica d’Iran, con un velo che dolorosamente fa eco allo strazio di milioni di donne iraniane a cui è stato imposto lo tchadôr dopo l’inganno di una rivoluzione che evidentemente -e come Lei ben sa- era anche un complotto internazionale nel 1979 per rovesciare un monarca, un glorioso Shah [1], che ha voluto portare il suo paese a livelli di progresso economico e di libertà nei diritti di coscienza praticamante sconosciuti nel mondo musulmano e che non potevano non destare invidie e sabotaggi di tipo economico e appunto di sovranità anche da “alleati” occidentali già in agguato.   La storia va avanti e Lei anche la copre  di un velo da qualche anno (ma forse non così plateale prima d'oggi); quest'ultima occasione conferma dunque una nuova consuetudine per quello che secondo Lei dovrebbe ormai diventare  necessario anche all'Europa:  SOTTOMETTERSI all'islamismo?

Non Le scrivo questo solo in quanto attivista volontario e free-lance per i Diritti Umani in una Tunisia sempre più lacera interiormente, povera e insicura quanto al suo avvenire e quanto alle sue stesse frontiere minacciate dal terrorismo di quei jihadisti partiti dal suo stesso entroterra per aggredire altri paesi arabi, nazioni come la Libia, l’Egitto e la Siria che hanno tanto sofferto in termini umani, economici e di civiltà, dietro chimere “rivoluzionarie” che hanno proprio a che fare con l’Iran khomeinista ;

Le scrivo per dirLe personalmente, dopo diverse corrispondenze-mail inviateLe presso la sede del Servizio di Azione Estera dell’Unione, che comunque non hanno mai avuto risposta, ma anche e sopratutto una precedente lettera aperta pubblicata su questo blog, che ha avuto un certo successo di lettura, che sono letteralmente scioccato da questo Suo ripetuto gesto politico a Teheran. 

E inoltre assolutamente convinto che le spiegazioni “ufficiali” date dal Servizio Estero dell’UE non sono soddisfacenti, perché ai capricci protocollari di un regime dispotico si può sempre rispondere con il rifiuto, o con la delega a persona subalterna in funzione diplomatica, per ricollocare certi altezzosi personaggi teocratici alla loro umana dimensione di arroganza. Ed è solo cosi che si possono piegare certi regimi per fare trionfare il principio di uguaglianza umana fra i popoli. E’ questa una riflessione che non mancherò di proporre ad una personalità che ammiro profondamente per il suo impegno umano e le sue capacità filosofiche, e parlo di una persona di grande responsabilità mondiale, viste le vicinanze e viste le strategie, il Sig. Vladimir Putin, Presidente della Federazione Russa.

Perché penso appunto che non sia stata una Sua scelta personale, non un gesto di rispetto religioso come quando personalmente Lei visiti una sinagoga, ad esempio, ma come un segnale molto simbolico, un’obbedienza a “norme protocollari” che offendono la pratica diplomatica stessa, in quanto capricciosamente e singolarmente richieste solo dall’Iran khomeinista, e in quanto –mi permetta di essere schietto– questo Suo gesto costituisce un inchinarsi a norme autocratiche, xenofobe e antifemministe che sono proprio il marchio di questo regime, norme diametralmente opposte ai nostri valori di civiltà, di uguaglianza e dignità nelle relazioni fra l’uomo e la donna, come da lunga e indiscussa tradizione europea.

Questo “inchino” a una teocrazia tenebrosa e incapace di riformarsi, a un regime che si è contraddistinto per la sua crudeltà e violenza verso ogni forma di contestazione, soprattutto giovanile e universitaria, e che è al centro di una vastissima letteratura d’opposizione, particolarmente di quelle donne iraniane che sono state le prime vittime di queste forme di oppressione, di discriminazione e di persecuzione, fino alla prigione e fino all’esilio, tutto ciò, Le dico, mi offende profondamente, non solo come attivista per i Diritti Umani, ma anche in quanto Italiano, Suo connazionale quindi, e in quanto Europeo.

Queste immagini di uno tchador imposto senza alcuna estetica sul Suo capo di Alto Rappresentante della diplomazia europea, mi umiliano in quanto Italiano, proprio perché così fiero della giustezza delle denunce della bravissima e onesta giornalista e scrittice che Oriana Fallaci fu ed è presentemente nella memoria di milioni di Italiani e cittadini liberi del mondo –confortati nella nostra Dichiarazione Universale dei Diritti Umani che l’Iran ancor’oggi disprezza– perché gli scritti di Oriana Fallaci in particolare ci avevano annunciato quasi profeticamente questa realtà odierna di sottomissione morale dell’Europa al DIKTAT di una Eurabia, la “dhimmitudine” – e credo che il termine non le sia ignoto- a cui ci spinge proprio questo Iran affarista senza scrupoli, compagno di strada di un Qatar che è al vertice del finanziamento terrorista di uno Stato, forse fittizio visto il protezionismo USA, che non ne ha nemmeno vergogna. Mi fermo qui, perché penso che ci siamo capiti e molti altri  ancora capiranno ciò di cui parlo.

Ma, dicevo, ricordando l’esempio e il coraggio della “nostra” Oriana, ero ancor più fiero di sentirmi partecipe, di identificarmi persino moralmente, al celebre gesto di sfida che l’allora giovane giornalista portò in faccia all’alterigia di un Khomeiny in persona: quello di togliersi quell’ingombrante tchadôr, che le era stato appunto richiesto, alla fine della sua celebre invervista!

Ma Lei forse questo l’ha dimenticato:  e eppure penso che un tempo era iscritta al movimento giovanile del partito comunista italiano!  Come non ricordarsi allora di questo grande esempio di liberazione umana da "uno stupido cencio da medioevo"?  Lei, come tanti europei informati e avidi di testimonianze umane commoventi, non si commuove più del libro “Prigioniera di Teheran” di Marina Nemat –di cui una recentissima versione cinematografica?  Della giovane donna cristiana che per aver rifiutato di seguire le lezioni di formazione islamica è stata imprigionata e torturata nell’infame prigione di Evin?  Dove è stata violentata –come tantissime donne la cui memoria rimane opaca perché oscurata per sempre - e poi in un ricatto perverso costretta a sposare il suo carceriere per salvare la sua famiglia, forzata a abiurare la sua fede, a cui poi ritornerà una volta libera da questo inferno di regime a cui Lei offre oggi il Suo appoggio a nome dell’Unione Europea?  Lo schiaffo d’umiliazione che noi ne riceviamo, noi Italiani, noi Europei, noi Occidentali, noi Libertari e non islamisti libertini, è INSOPPORTABILE!

Ma Lei forse non ha nemmeno letto e accarezzato moralemente la carica di empatia umana del celebre Leggere Lolita a Teheran” di Azar Nefisi, la singolare scrittice iraniana che tante volte è venuta in Italia per presentate la sua opera e la sua testimonianza e che ci ha descritto così bene e persuasivamente della bestialità e dell’ipocrisia teocratica di un ayatollah ignorante comme Khomeiny. Molti religiosi sciiti hanno avuto il coraggio, certo parlando al resto del mondo comunque più libero dell’Iran, di denunciarlo.  Se però Lei non ha letto nessuno di questi libri, di queste terstimonianze che sono altrettanti Calvarî della tribolazione umana e soprattutto femminile, allora potrò scusarLa moralmente di una pertanto imperdonabile dimenticanza durante il suo ultimo viaggio a Teheran.

Non posso, anzi non possiamo -in quanto certo non sono il solo e l’unico a percepire questa amara sfiducia e dolore umano- meravigliarci che l’”euroscetticismo” si diffonda oggi a macchia d’olio, che porti così grave danno all’immagine e all’integralità stessa dell’Unione Europea, che dovrebbe essere soprattutto un’unione di ideali umanistici e universali, non una pura alleanza di interessi finanziari e di appetiti espansionistici della Nato, ma il riflesso della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, primo grande capitolo dopo il sanguinoso ultimo conflitto mondiale di una rinascita simboleggiata nelle sua alta espressione a Ginevra, nel 1948.  Espressione rifiutata appunto dal regime teocratico e oppressivo dell’Iran khomeinista,  e perciò una vera dittatura che deve essere chiamata col suo vero nome, proprio partendo da questo rifiuto di universalità umana dei diritti civili. E finendo inevitabilmente nella constatazione del numero elevatissimo di sentenze di morte, particolarmente ingiuste perché colpiscono persone fragili, senza adeguata assistenza giuridica, perché sono spesso inflitte pubblicamente con impiccaggioni che mostrano l’orrido di una teocrazia malsana e psicologicamente abietta, e perché nelle prigioni molti, un numero certo non facilmente recensibile, proprio dopo le promesse-menzogne dell’ayatollah Khomeiny di abolirne l’uso, subiscono ancor’oggi orribili e indicibili torture.

Non possiamo certo fingere di credere alla demagogia propagandata da questo regime, che ha dell’odioso, dell’ipocrita e del menzognero.  Odioso – e insisto nell’uso dell’aggettivo – perché come Lei non può certo ignorare- l’Iran nega, con una negazione che è di Stato, una delle più grandi tragedie della storia moderna, la Shoah, così come nega con una carica di disprezzo umano che diviene la caratteristica antisemita di questo regime, l’esistenza e il diritto alla perennità dello Stato ebraico, di questo Israele consacrato dalla Storia, che non vuole riconoscere.

Quanti assassinî, atroci e rivoltanti, e quanti attentati terroristici sono stati compiuti dal regime teocratico e oppressivo dell’Iran, senza che se ne ricordi la vastità, la gravità e le conseguenze internazionali, mentre questo stesso regime si è illustrato negli attacchi e la diffamazione di altri stati del mondo, dell’Occidente, di Israele, della stessa Europa che oggi Lei rappresenta?   Attacchi che oggi Lei stranamente dimentica e da cui non pretende nessuna scusa, nessun pegno morale di futura buona condotta, e qui vorrei ricordare particolarmente l’assassinio macabro e a sfondo terrorista dell’oppositore iraniano Chapour Bakhtiar a Parigi, dove era rifugiato politico e dove fu tradito malgrado la protezione ravvicinata di cui la Francia si faceva garante e che avvenne in circostanze poliziesche molto imbarazzanti.  Ho sinceramente una buona formazione sulle ramificazioni complottiste e sugli assassini “silenziosi” operati in un segreto quasi perfetto dalla Repubblica Islamica d’Iran, di cui gli oppositori rifugiati all’estero temono quanto mai i lunghissimi tentacoli operativi a livello mondiale, Stati Uniti e Europa inclusi. Ma non scriverò nulla di questo soggetto spinoso, poiché non dello spazio di una lettera più s’agirebbe, ma dei tomi di un’intera enciclopedia specializzata sul tema.

Oggi questa terribile minaccia sull’Occidente, nascosta dai furbeschi sorrisi di Rohani, questa ragnatela ideologico-teocratica assolutista che è tangibile malgrado la sua elasticità, proprio sullo sfondo delle false primavere arabe, si estende sull’Europa con l’amplore del Suo inchinarsi molto simbolico all’asservimento che lo tchadôr sottointende, come Oriana Fallaci aveva ben capito, e il cui impiego cerimoniale nella cornice diplomatica che Lei ha adottato  non poteva fare migliore pubblicità a un regime tanto giustamente odiato da chi difende i diritti umani, proprio per la sua odiosità antifemminista e discriminatoria.

Aspetteremo le promesse di riforme, che credo comunque menzognere comme gli schemi della dissimulazione di cui Khomeiny fu maestro assoluto, ma nel frattempo mi auguro che molte donne iraniane, non certo seguendo il Suo esempio, si liberino in aperta ribellione al regime di Tehéran dell’oscuro chador che le soffoca e che ci nasconde la loro particolare bellezza orientale, che raggiava ai tempi dello Scià Mohamed Reza Pahlavi, pace alla sua anima.


Con questo, Le esprimo finalmente il mio augurîo personale di un conseguente pronto ravvedimento diplomatico nell’inquietante intreccio Medio-Orientale.

Distinti saluti, 

Nino Gaetano Mucci



Note:

[1] Interessante in questo senso l'intervista (video) allo Scià di Alberto Moravia, a metà degli anni '70, quando nessuno mai avrebbe immaginato la destabilizzazione condotta in seguito dalla CIA verso una "rivoluzione islamica", con fondi segreti trasferiti a Khomeiny che nel frattempo si traferiva da rifugiato polico in Francia, da dove sarebbe letteralmente "decollato" ideologicamente verso una subdola e sanguinosa presa di potere. 





Indossando il velo islamico la High Representative dell'Unione Europea Federica Mogherini non tiene più conto della tragedia dei diritti delle donne in Iran, che sono discriminate e imprigionate per motivi ideologici, quando non sono condannate a morte con impiccaggione pubblica; in tal senso la High Representive  di fronte alla prepotenza islamista di questo regime subdolo e sottomesso alla predicazione odiosa di Khomeiny, abdica al suo dovere di sostenere i diritti inalienabili delle donne, dell'uguaglianza fra i sessi, della libertà di fede, di coscienza e d'opinione che sono il coronamento della nostra Dichiarazione Universale al termine dell'ultimo conflitto mondiale (1948), Dichiarazione e diritti universali che non sono riconosciuti dalla Repubblica Islamica di Iran, responsabile di crimini contro l'umanità, di applicare la Sharia, permettendo ad esempio il matrimonio con bambine alla solo étà di 9 anni, di praticare punizioni ignobili e disumane, per giunta con l'arroganza di spacciarsi demagogicamente per un "regime democratico", immagine demagogica che la Mogherini corrobora agendo spregiudicatamente contro il prestigio dell'Unione Europea e recando danno all'immagine democratica e libertaria della stessa Unione.


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